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Lotta all’osteoporosi: come perdere una buona occasione

In Europa, il CHMP (Committee for Medicinal Products for Human Use), l’Agenzia europea che si occupa della valutazione dei medicinali, ha bocciato quella che poteva essere una buona opportunità per i pazienti con osteoporosi ad alto rischio di frattura.

I maggiori esperti europei di osteoporosi e società per i pazienti hanno espresso disappunto e frustrazione per la decisione dell’Agenzia di negare l’autorizzazione all’immissione in commercio di un nuovo trattamento farmacologico già approvato negli Stati Uniti.

 

Firenze, 5 aprile 2018

Esperti della International Osteoporosis Foundation (IOF) e della Società Europea per gli Aspetti Clinici ed Economici di Osteoporosi, Osteoartrosi e Patologie Muscoloscheletriche (ESCEO) si rammaricano per la recente decisione del CHMP (Committee for Medicinal Products for Human Use)dell’Agenzia Europea per i medicinali (EMA) di respingere la richiesta di commercializzazione dell’abaloparatide, una potenziale nuova opzione di trattamento per le donne in postmenopausa ad alto rischio di frattura da fragilità.

L’abaloparatide è stato già approvato per l’uso negli Stati Uniti, rendendolo così disponibile, a un costo ragionevole, per migliaia di pazienti. Si tratta del primo nuovo trattamento approvato in circa 15 anni per favorire la formazione dell’osso in donne in postmenopausa con osteoporosi. La terapia è mirata per pazienti a rischio aumentato a causa di una storia di precedenti fratture osteoporotiche, per coloro che presentano fattori di rischio multipli di frattura e per coloro che non rispondono, o sono intolleranti, ad altre terapie disponibili.

Esiste una grande lacuna nel trattamento dell’osteoporosi: ben l’80% dei pazienti che hanno già subito una prima frattura non sono identificati e quindi non ricevono un trattamento per prevenire le fratture secondarie. Dato che i trattamenti attualmente disponibili non sono ottimali per tutti i pazienti, lo sviluppo di nuove opzioni terapeutiche è considerato un fattore importante e un modo fondamentale per ridurre questo pericoloso divario terapeutico.

Il professor Cyrus Cooper, presidente di IOF, ha dichiarato: “È ben chiara, sia agli esperti sia agli ammalati, la necessità di poter disporre di trattamenti efficaci per coloro che sono ad alto rischio di subire fratture gravi, e potenzialmente letali, a causa dell’osteoporosi. Molti di questi pazienti hanno necessità urgente di nuove opzioni di trattamento che rispondano alle loro esigenze individuali, e per molti di loro la terapia migliore sono i farmaci che favoriscono la formazione dell’osso. Al momento però in Europa è disponibile una sola terapia di questo tipo, attualmente accessibile a pochi pazienti e in un numero limitato di paesi. È stato quindi molto deludente venire a sapere che una nuova terapia tanto attesa, già disponibile negli Stati Uniti, non lo sarà per i pazienti europei”.

Il professor Jean-Yves Reginster, presidente di ESCEO, ha commentato: “Per noi che trattiamo i pazienti con osteoporosi e abbiamo seguito con attenzione l’iter di questa nuova opzione terapeutica, la decisione dell’EMA è a dir poco frustrante. Negli studi pubblicati, l’abaloparatide si è dimostrato sicuro ed efficace per la gestione dell’osteoporosi e almeno altrettanto efficace, se non più efficace, dell’agente anabolico attualmente disponibile”. 

La Professoressa Maria Luisa Brandi, Ordinario di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Firenze e Presidente della Fondazione FIRMO, afferma: “È importante sottolineare che ci si aspettava un costo inferiore del 30-50% circa, il che avrebbe consentito ai pazienti europei l’accesso a un nuovo farmaco appropriato a un costo inferiore, migliorando così l’accessibilità per migliaia di pazienti. Data la situazione attuale, è possibile che per molti anni non verrà sviluppato nessun nuovo farmaco sicuro ed efficace che favorisca la formazione dell’osso, e molti pazienti continueranno ad avere pochissime, se non nessuna, opzione di trattamento”.

IOF ed ESCEO sollecitano quindi un riesame della decisione del CHMP e incoraggiano la continua ricerca sullo sviluppo di opzioni terapeutiche sicure ed efficaci, in modo da poter soddisfare le esigenze dei pazienti in Europa.

Data comunicato:
05/04/2018

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